I soggetti titolari di diritti reali sulle unità immobiliari situate in Comuni ad elevata tensione abitativa concesse in affitto possono usufruire di alcune rilevanti agevolazioni fiscali. La lista di questi Comuni è fissata dalla Legge n. 61/E/1989. Si tratta dei Comuni di: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino, Venezia ed i Comuni confinanti con gli stessi. Vi sono poi i Comuni capoluoghi di Provincia e quelli contenuti nella Delibera CIPE 13 novembre 2003, n. 087.
Le agevolazioni previste per i proprietari delle unità immobiliari sono i seguenti:
Riduzione della base imponibile Irpef – In caso scelta per la tassazione ordinaria ad Irpef il reddito imponibile del soggetto titolare del diritto reale sull’immobile viene determinato effettuando un confronto tra la rendita catastale rivalutata rapportata ai giorni ed alla percentuale di possesso ed il reddito effettivo, ovvero il canone di locazione ridotto della percentuale forfetaria del 5% e rapportato alla percentuale di possesso, viene ulteriormente ridotto del 30%;
Riduzione della base imponibile per l’imposta di registro – Per i contratti di locazione a canone concordato è prevista una riduzione del 30% della base imponibile sulla quale calcolare l’imposta di registro. In sostanza, il corrispettivo annuo da considerare per il calcolo dell’imposta deve assunto per il 70% del canone di locazione;
Riduzione aliquota cedolare secca – In caso di scelta per la tassazione sostitutiva del canone di locazione con cedolare secca (da esercitare con clausola sul contratto, oppure con istanza in caso di rinnovo annuale), l’aliquota di tassazione applicabile sul 100% del canone di locazione, è ridotta dal 21% al 10%. Si tratta di un’agevolazione di notevole impatto che rende molto vantaggiosa per il proprietario la stipula di questo tipo di contratto di locazione;
Possibilità di beneficiare di detrazioni comunali – I Comuni hanno facoltà di stabilire aliquote più basse per l’Imu oppure maggiori detrazioni. Il governo dispone che i comuni possono portare al al 4 per mille l’aliquota Imu per queste abitazioni, che diversamente sarebbero soggette alla fascia compresa tra il 7,6 e il 10,6 per mille delle seconde case.